Salt of Life

31 Dic 2020

La felicità è dietro l’angolo

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Maurizio Costanzo giornalista e intrattenitore inossidabile della TV, nella trasmissione “Uno contro tutti” era solito concludere l’intervista con l’ospite chiedendo: Cosa c’è dietro l’angolo?
In una puntata invitò Alba Parietti, che mi sorprese per le sue risposte argute e argomentate. Alla domanda “cosa c’è dietro l’angolo” rispose: un altro angolo!

E se facessi a voi la stessa domanda, cosa rispondereste?
Il proverbio che ho scelto per l’ultimo editoriale del 2020 – finalmente se ne va! – non è solo un Detto. È anche il titolo di un divertente film francese del 1995 magistralmente interpretato da Michel Serrault.
Si può dire che il film sia una commedia degli equivoci. Dove la morale è: troppo spesso cerchiamo la felicità in luoghi lontani, per scoprire che era sotto casa. Se solo avessimo guardato con più attenzione quello che c’era davanti ai nostri occhi. Invece di allungare lo sguardo oltre l’orizzonte, convinti che dietro le Colonne d’Ercole ci sia la felicità.

Il tema dell’equivoco è stato affrontato con maestria anche da Wolfgang Amadeus Mozart nell’opera buffa “Le nozze di Figaro”. Precisamente nel quarto atto. Infatti il Conte, credendo di corteggiare Susanna – la giovane promessa sposa di Figaro – corteggia sua moglie: la Contessa. La quale, approfittando del favore della notte, si era travestita con gli abiti di Susanna per smascherare la tresca.

Intrigante situazione non trovate?

Il vero colpo di genio del Maestro fu che il Conte, pensando di rivolgere le sue attenzioni a Susanna, si rivelò un ardito amatore. Atteggiamento fino ad allora sconosciuto alla Contessa. Pratica amatoria così accattivante da ottenere il suo perdono, in previsione dei futuri scambi amorosi.
Nonostante il tema sia importante, anche oggi ho scelto la leggerezza per restare fedele alla linea.
Tuttavia c’è un interrogativo che mi assilla e che voglio condividere.

Cos’è la felicità?

Sul dizionario Devoto-Oli alla parola felicità trovo questa definizione: “la compiuta esperienza di ogni appagamento”. Mentre su Wikipedia leggo: “la felicità è lo stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti i suoi desideri”.
Sono due definizioni interessanti però – a mio avviso – parziali. (Senza nulla togliere a chi ha redatto i testi.)

Durante le sessioni in studio, a volte propongo ai miei clienti il gioco della lampada di Aladino. Chiedo alle persone di formulare tre desideri al Genio della lampada. Beh, non ci crederete: solo pochi esprimono con determinazione tre desideri.
Qualcuno tentenna, altri si fermano a due. Alcuni esprimono richieste subordinate o dipendenti dalla clemenza altrui.
Possedere la lampada di Aladino implica che il genio – in quanto tale – sia in grado di esaudire tutti i nostri desideri. Altrimenti, che genio sarebbe!
Tuttavia, se la felicità è conseguenza dell’appagamento di un desiderio, la si può raggiungere solo se il desiderio è formulato nella giusta maniera.
Altrimenti si entra nella dinamica del criceto che continua a correre imperterrito dentro la ruota della sua gabbietta. Fa tremila passi al giorno però non va da nessuna parte.
Questo non significa che non sia felice. Però per chi ha un cervello mediamente evoluto è frustrante. Come pedalare imperterriti per un ora sulla Spinnig bike, storditi dalla House Music a 120 dB. Dicono che fa bene. [Sarà! ndr]

Come si può “desiderare” nel giusto modo?
È un interrogativo che mi ha assillato per molto tempo, finché ho trovato un punto di convergenza.
È lecito desiderare il meglio per sé stessi e anche desiderare “le grandi cose”. Altrimenti la vita sarebbe una noia mortale.
Tuttavia, se è consentito desiderare di diventare un Astronauta, bisogna mettere in conto le variabili e gli imprevisti.
O l’eventualità che l’Universo abbia altri progetti, e se così fosse, sarai infelice per tutta la vita o cercherai un’altra soluzione.

Nonostante l’emancipazione femminile e le pari opportunità, c’è ancora chi sogna di incontrare il Principe Azzurro.
Perché no! Anche questo è un legittimo desiderio.
Però c’è una netta differenza tra desiderare il Principe Azzurro e affermare: sarò felice solo quando al mio fianco ci sarà il Principe Azzurro.
E se arriva tra vent’anni, sarai infelice per tutto questo tempo o ti organizzi diversamente.
E se invece non arrivasse mai. Sarai destinata all’infelicità perpetua?

Troppe domande. Troppe elucubrazioni. Bisogna tornare alla “base”.

Felicità è il tuo sguardo innocente in mezzo alla gente…
Felicità è una mano sul cuore piena d’amore…
Felicità è un bicchiere di vino con un panino…
Così cantavano Albano e Romina Power al festival di Sanremo del 1982.

E…. se avessero ragione loro?
Buon Anno!

2 Risposte

  1. Giovanni

    Felicità è uno stato d’animo appagato dalle piccole o grandi cose che gratificano il corpo e lo spirito.
    La musica, il calore umano, un animale affettuoso, l’esperienza dell’arte.
    Per alcuni felicità è credere in qualcosa o qualcuno, una spiaggia assolata e solitaria in estate, la buona cucina e i beni materiali.
    Altri preferiscono beni spirituali, insomma credo che la felicità sia sostanzialmente un’esperienza individuale e personale.
    La consapevolezza di stare bene con sé stessi e con gli altri.
    Buon Anno 2021 a tutte/i
    Giovanni e Roberto

  2. Emanuele

    Grazie ancora per le tue riflessioni e per la leggerezza. Forse dovremmo imparare meglio a non smettere di desiderare, o sognare, ma senza aggrapparci a quei desideri, affidandoci cioè a quello che arriverà senza perderci il bello per rincorrerli. Se poi i nostri desideri si avvereranno bene, se no ci saremo comunque goduti la vita

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