Salt of Life

13 Mag 2020

Vincolo o legame

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Vincolo o Legame: una somiglianza concettuale che nel piccolo dettaglio può assumere una diversa interpretazione.

Per scrivere l’articolo di questa settimana ho preso spunto dalle “nuove voci” che sono comparse nell’ultimo modulo per l’autocertificazione: l’ennesimo (sigh!) In quest’ultima versione è comparso il termine “congiunto”; che ha fatto molto discutere per il suo significato interpretativo.
Discostandomi da ogni polemica fuori luogo, ritengo che anche le due parole di oggi – Vincolo o Legame – possano generare fraintendimenti, perché il loro significato semantico ha la medesima origine, ma assume una differente veste interpretativa.

Sebbene Vincolo e Legame siano simbolicamente due frutti appartenenti allo stesso tipo di pianta, il loro sapore è diverso; come lo sono le sfumature del loro significato. L’esempio che mi viene in mente è paragonarli ai rigogliosi vitigni della terra di Langa.
Osservando da lontano gli ordinati filari che si adagiano sui morbidi declivi – tanto menzionati da Cesare Pavese – penso sia difficile scorgere la differenza tra i vari tipi di grappolo. Soprattutto per chi non è del mestiere.
Mentre per il contadino esperto, vedere la differenza del vitigno a occhio nudo è un dato di fatto. E solo quando i grappoli maturi, pigiati e fermentati si trasformeranno in vino, ai palati più raffinati sarà possibile percepire l’aroma del vitigno di provenienza.
Un calice di Dolcetto di Diano D’Alba, dal sapore asciutto e di colore rosso rubino, che profuma di frutti e fiori rossi, diverso da un calice di Barolo DOC: elegante e corposo, con robusti tannini che danno persistenza alle note di liquirizia e caffè.

Per restare in tema, paragonerei il Legame al Dolcetto. Perché è una relazione leggera ma non superficiale. È Un rapporto in continua evoluzione, che rispetta le reciproche autonomie.
Diverso dal Vincolo, che si dipana in un rapporto greve come il giogo sul collo degli animali da soma. Un rapporto che può diventare “malato” se non si rispettano le reciproche indipendenze.

Apparentemente il Vincolo può sembrare un rapporto forte e strutturato, se si considera il Legame un rapporto fragile e instabile. In sostanza non è così. E il Vincolo, che subordina l’agire, è la prova tangibile della sua fragilità. Anche quando la “vicinanza” dell’altro si spaccia per dedizione premurosa.

Sintetizzo prendendo a prestito le parole di un aforisma, a me molto caro: “Lascia libero il tuo amore! Se torna è perché è tuo. Se non torna, è perché non è mai stato il tuo”.

Lo ammetto: sono un battitore libero, poco incline ai vincoli. Però la mia è una scelta consapevole, di cui mi assumo la piena responsabilità.
Verso me stesso e verso quella parte irsuta del mio carattere, che mi fa preferire le fragranze legnose a quelle fruttate. Un aspetto di me che a volte si scontra con la vena creativa, costringendola a lasciare i lidi dorati della poesia per “atterrare” su quelli scoscesi della prosa; molto più spesso di quanto lo desideri.

In questo caso la strategia migliore è osservare la realtà senza filtri o modificazioni cromatiche. Scegliendo responsabilmente e in prima persona l’azione da compiere. Fosse anche di percorrere al contrario una strada a senso unico.

Certamente, da quando lo Smartphone è diventato il prolungamento del nostro braccio, non cadere nella trappola del controllo – propinato come sistema funzionale dei nostri spostamenti (?!) – non è cosa facile. Ma non impossibile, se sei tu a decidere.
Come non essere reperibile ovunque e comunque. Tantomeno nei luoghi riservati, (lascio a voi immaginare quali) in nome di un’imprescindibile presenza, può diventare una scelta: se tu lo vuoi veramente.

Quanto a me, non rifuggo il controllo perché sono una spia del KGB in missione speciale, ma perché ritengo sia una mascherata schiavitù.
Non ho mai sopportato essere alla catena. Nemmeno quando ero un ragazzino e andavo in vacanza con gli amici.
Anche allora dribblavo le lunghe code serali che si snodavano davanti alle cabine telefoniche; unica possibilità per chiamare casa.
Di solito telefonavo la sera del mio arrivo nel luogo di villeggiatura. A metà della vacanza, e la sera prima di ripartire.
E non mi sono mai sentito un figlio ingrato, nonostante i rimbotti dei miei genitori, perché ho sempre dimostrato che di me si potevano fidare.

La Fiducia: la condizione ineluttabile affinché il Legame sia autentico, e resti tale nel tempo, senza trasformarsi in un vincolo melmoso.

…Ancora ricordo una sera della scorsa Estate, quando il figlio di un amico che sedeva al nostro tavolo continuava a sbirciare il cellulare, per vedere i numerosi “cuoricini” inviati a raffica dalla fidanzatina; che ben sapeva dov’era lui in quel momento.
Cosa che lui interpretava come un gesto d’amore mentre io, che sono malizioso perché ho qualche anno di troppo, leggevo come un impertinente gesto di controllo.

Quella sera, disobbedendo alla mia proverbiale trasparenza, non mi sono espresso perché non mi sembrava il caso di rompere l’idillio.
Tuttavia, per quanto mi riguarda, la risposta all’invadenza camuffata dal gesto premuroso, adesso sarebbe netta e puntuale.

Care Ragazze: siete avvisate!

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